Eseguì in questi anni capolavori assoluti, essenzialmente temi religiosi, ospitati oggi in diversi musei nel mondo. Click on a date/time to view the file as it appeared at that time. [1], Secondo fonti ottocentesche e, più generalmente, spagnole, Ribera avrebbe iniziato l'apprendistato presso la bottega di Francisco Ribalta, che nella città valenziana era molto frequentata dagli artisti locali. Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 This file contains additional information, probably added from the digital camera or scanner used to create or digitize it. [14] Il dipinto che fungerà da "spartiacque" verso questa maturazione luminista della pittura sarà la tela del Giacobbe ed il gregge, databile dal 1628 al 1635, del Monastero di San Lorenzo al El Escorial. Per molto tempo il pittore è stato definito dalla critica ufficiale, anche ingiustamente, un pittore "violento", che faceva delle persone vere, degli episodi di reale violenza quotidiana, nonché delle scene di soprusi, i protagonisti delle sue composizioni pittoriche. Figure maschili: aguzzini; soldati. The following pages on the English Wikipedia use this file (pages on other projects are not listed): (2,710 × 3,510 pixels, file size: 1.12 MB, MIME type: Commons is a freely licensed media file repository. [15] In origine le opere erano da collocare nella cappella di Sant'Orsola a Salamanca, successivamente il viceré decise di riorganizzare la macchina marmorea con le tele in esse custodite all'interno del convento delle Agustinas Recoletas di Monterrey a Salamanca, complesso religioso sorto di fronte al palazzo di famiglia dello Zuniga. (1625 ca.) AMOR SACRO E AMOR PROFANO (1415 circa) Indirizzo: Palazzo Pitti, P.zza Pitti, 1, Firenze (FI) - deposito, appartamento Giandotti 1 carrello 09 sx,inv. Recenti indagini hanno potuto appurare che il dipinto della Palatina è invece con molta probabilità legato a una committenza granducale,e può forse essere datato alla seconda metà del terzo decennio del Seicento (Filosofico umore). Al 1624 risale la tela della Madonna col Bambino e san Bruno del castello di Weimar (oggi a Berlino), dove appare per la prima volta nella firma della tela il "de" che precede il cognome, come a voler dare maggior prestigio al proprio nome alludendo ad una fantomatica origine nobiliare (da quel momento in poi quindi il pittore si firmerà sempre "Jusepe de Ribera" in luogo del precedente "Jusepe Ribera"). [20] Il dipinto, pagato 400 ducati, venne particolarmente apprezzato dai biografi successivi, come il De Domenici o come il marchese Donatien-Alphonse-François de Sade, che lo ritenne essere di un valore maggiore rispetto all'intera raccolta di ori presenti nella cappella. [14][15][4] Le altre opere eseguite per il Monterrey furono un Sant'Agostino (1636) ed il San Gennaro in gloria (1636), dove in basso si ammira un primo paesaggio ampio e luminoso, anticipatore delle due tele di paesaggi del 1639 eseguite sempre per il duca e oggi nella collezione duca d'Alba di Salamanca. Già sul finire degli anni '20 il Ribera diviene un pittore affermato nel panorama artistico napoletano ed europeo, passando dall'essere una personalità irrequieta e dai "costumi licensiosetti" (come ricorda Giulio Mancini), all'assumere un ruolo e una collocazione di prestigio nella società del tempo. [14][4], Duello tra donne (1636) - Museo del Prado, Madrid, Apollo e Marsia (1637) - Museo di Capodimonte, Napoli, L'ubriaco (Il gusto) (1637) - Collezione privata, Madrid, La ragazza col tamburello (L'udito) (1637) - Laing Art Gallery, Newcastle, Alla fine degli anni '30 Il Ribera ha all'attivo una sapienza artistica tale da divenire il fulcro del movimento pittorico circostante, così come accadde nel decennio passato con i pittori di ambito naturalista, anche per i pittori del terzo decennio, come il Maestro dell'Annuncio ai pastori, Antonio De Bellis, Hendrick van Somer, Francesco Guarino e Bernardo Cavallino, nonché per quelli dei successivi decenni, che si muoveranno o di formeranno proprio in ambito riberiano, su tutti Mattia Preti e Luca Giordano. Il dipinto, che raffigura il “Martirio di San Bartolomeo”, è probabilmente da considerare il primo di una serie, eseguita fra il 1626 e il 1635, dedicata da Jusepe de Ribera ai Santi martiri. [3], Successivamente, intorno al 1632 il pittore evidenzia un ulteriore accrescimento stilistico con la raffigurazione del Giacobbe ed il gregge del monastero di San Lorenzo a El Escorial, dove manifesta una piena consapevolezza della pittura di Tiziano e di Veronese in particolare, ma anche di ciò che più in generale intanto già stava avvenendo a Roma con le composizioni "neovenete" del Grechetto, Antoon Van Dyck e Peter Paul Rubens,[3][15] da cui assimilerà i modi, nonché da Andrea Sacchi, Nicolas Poussin e Pietro da Cortona. Abbigliamento: vesti stracciate; armature; elmi. [9] Il complesso religioso fu eretto sulle pendici della collina di san Martino, in prossimità di dove sarebbe poi sorto di lì a poco anche la certosa di San Martino, grosso cantiere che interessava per lo più i medesimi artisti impegnati anche nel complesso delle Monache (Fanzago, Caracciolo, Azzolino e lo stesso pittore spagnolo). [6], In pochi anni lo Spagnoletto (soprannome del pittore affidatogli per via della sua bassa statura) acquista una fama europea facendo uso della tragicità del Caravaggio, suo punto di forza,[6] divenendo assieme a Battistello Caracciolo il più importante pittore di ambito napoletano della prima metà del Seicento. [16], Nella fase iniziale pittorica del Ribera questi raffigura squarci di cielo che si aprono sullo sfondo, più o meno plumbei, (San Girolamo e l'Angelo del Giudizio, Martirio di san Bartolomeo, Trinitas Terrestris) mentre a partire dalla metà degli anni '30 circa, con la tela di Giacobbe e il gregge, dopo una prima fase caratterizzata da un accentuato colorismo dorato da sfondo alle sue tele (Eterno Padre, Trinità, Immacolata Concezione) si ha una svolta luminista del paesaggio grazie all'apprendimento dei modi del classicismo veneto di Paolo Veronese e Tiziano, ma anche del paesaggismo classico idealizzato che a Roma veniva prodotto già da qualche anno con Annibale Carracci, Nicolas Poussin e Claude Lorrain, che porteranno il Ribera a raffigurare intere composizioni con cieli ampi e schiariti e con vedute paesaggistiche irreali e fantastiche che però risultano contaminate da elementi ripresi dal vero. A causa dei rimaneggiamenti apportati alla chiesa, tuttavia, dei suoi resti oggi non è rimasta traccia. Tiziano Vecellio (1790 circa -1576) Ribera, Martirio di San Bartolomeo. Inizia quindi un'intensa produzione che comunque non lo mantiene lontano dalla sua Spagna, dove infatti continuava a spedire opere, mentre a Napoli sarà punto di riferimento e fulcro per lo sviluppo del caravaggismo napoletano, offrendo spunti di riflessione sia per quelli di prima generazione (coevi al Merisi, come Battistello Caracciolo, Filippo Vitale e Carlo Sellitto), sia a quelli di "seconda generazione" (quindi i giovani pittori successivi agli anni napoletani di Caravaggio, ossia Juan Do, Bernardo Cavallino, il Maestro dell'Annuncio ai pastori, Hendrick van Somer, Andrea Vaccaro e Aniello Falcone). Click on a date/time to view the file as it appeared at that time. È segnalato per la prima volta negli inventari granducali nel 1828, e legato al patrimonio privato esposto nella quadreria di Palazzo Pitti. [9] Lo Spagnoletto possiede in quegli anni un'ampia casa con giardino a Napoli nella zona di Monte di Dio, tra il Palazzo Reale e la spiaggia di Chiaia,[9] mentre nello stesso periodo si accende la rivalità tra lui e un altro grande protagonista del Seicento napoletano, Massimo Stanzione, il quale seppur vissuto negli anni napoletani di Caravaggio, non si allineò mai alla pittura caravaggista in senso stretto ma rimase invece sempre improntato verso un classicismo carraccesco. [6], Mancante di fonti certe è anche la tratta che il Ribera ha seguito per raggiungere la penisola italiana. Le tele, tutte databili al 1643-1644, sono a sinistra il Sant'Ignazio scrive la Regola della Compagnia di Gesù (rimasta frammentaria a causa di un bombardamento alleato del 1945 e oggi lasciata nei depositi di Capodimonte), al centro il Sant'Ignazio in gloria mentre a destra è Papa Paolo III approva la Regola gesuitica,dove la figura del papa evidenzia strette affinità con quelle raffigurate da Tiziano. L’ipotesi che pur ha ottenuto autorevoli condivisioni, tuttavia non è unanimemente accettata dalla critica (Nicola Spinosa) che ritiene invece, piuttosto, che solo una parte del catalogo delle opere del Maestro sia riconducibile tutt'al più al Ribera, mentre un'altra parte è da ricollegare ad un pittore comunque non ancora identificato. A partire dal 1626 poi, con la tela del Sileno ebbro di Capodimonte, questa forma artistica prende sempre più spazio all'interno delle opere dello Spagnoletto, integrando nelle raffigurazioni in posa anche figure animali: nel caso in questione gli elementi sono disposti in basso sia a sinistra, con il serpente che morde il cartiglio strappato riportante la firma, che a destra, dove sono raffigurati una tartaruga, una preziosa conchiglia ed un pastorale. La tela sul martirio di san Filippo, in particolare, commissionato dal viceré di Napoli fino al 1644 Ramiro Felipe Núñez de Guzmán, duca di Medina de las Torres nonché uno dei più convinti committenti del Ribera, rappresenta uno tra i più notevoli capolavori dello Spagnoletto che mette insieme nella scena il livello di maturazione raggiunto in quegli anni, mostrando non solo un rinnovato luminismo cromatico …